Intervista al dott. Leonardo Ferragamo: Imprenditore – Consigliere delegato Salvatore Ferragamo Spa

Dr. Ferragamo, in Italia sembra essersi esaurita quella spinta creativa che ci ha reso celebri nel mondo. Crede che nel nostro Paese ci siano ancora le condizioni affinchè possano ripetersi storie imprenditoriali straordinarie come quella rappresentata dalla sua Azienda?

La crisi in corso da troppo tempo non deve fermare nè la spinta creativa tipica del nostro paese nè la determinazione a progredire.

Non credo faccia parte del DNA di un vero imprenditore l’opzione di fermarsi davanti agli ostacoli, anche quelli più difficili. È certo che quando le variabili non facilmente governabili sono troppe possono tremare i polsi. Le responsabilità che abbiamo nei confronti dei mercati, dei clienti, dei collaboratori e della nostra Italia sono però lo stimolo principale a non arrendersi. Nei momenti di maggior difficoltà e di caos – la storia ce lo insegna – in molti hanno dato il meglio di sè, cercando soluzioni e alternative atte a raddrizzare la barca. Così dobbiamo fare ora, senza il minimo tentennamento.

Nonostante la fase di pesante incertezza economica sono sempre di più i giovani italiani che decidono di fare impresa. La sorprende questo dato?

Affatto. Lavoro da sempre con i giovani ed il loro entusiasmo, la loro passione e la voglia di mettersi in gioco mi hanno sempre fatto capire che proprio da loro parte la voglia di non fermarsi mai. I timori nel futuro che spesso fanno inevitabilmente parte di questa vita complicata vanno elaborati e tramutati in opportunità positive e concrete. Dai giovani ho imparato a guardare avanti, ad avere il coraggio di osare e di cercare strade innovative quando quelle vecchie apparivano bloccate o troppo tortuose. La forza di fare impresa è la più ampia dimostrazione – e lo ripeto – che nei momenti più cupi proprio dai giovani può nascere quella scintilla d’entusiasmo e di passione che va ad illuminare il nostro futuro.

Quali sono a suo parere le qualità che devono contraddistinguere un imprenditore per avere successo oggi?

Direi contemporaneità, coraggio e visione. Se non capiamo il nostro tempo con le sue dinamiche, i suoi punti di riferimento e le logiche che governano ciò che è intorno a noi, saremmo sempre in ritardo. Avere coraggio ed una visione oggettiva consentirà all’imprenditore, pur restando con i piedi per terra – e ciò è fondamentale -, di gettare un ponte verso il domani comprendendo che stare fermi ad attendere gli eventi o lasciare che qualcuno decida per noi sarebbe un errore imperdonabile e forse irreversibile.

Merito, competitività ed efficienza. L’Italia per uscire dalla crisi dovrebbe mutuare i punti di forza che caratterizzano gran parte delle imprese private italiane. Concorda?

Certamente. Lo diciamo da sempre. Noi imprenditori non possiamo che tenere ben chiari questi principi, vere architravi della rinascita del paese. Credo che non basti solo dichiararli, ma andrebbe sottoscritto un impegno tra le forze sane dell’Italia, una patto, un’alleanza basata proprio su questi punti cardinali e dalla cui soddisfazione nessuno si possa tirare indietro. Chi ha sbagliato e chi continua a sbagliare, a tradire la nostra fiducia e quella di ogni singolo cittadino va punito. E chi non ci crede, va lasciato libero. Non abbiamo tempo da perdere, la competitività globale non ha pietà di nessuno. O sei al passo o resti indietro. Siamo stati per secoli un faro, un esempio. Dobbiamo tornare a quel livello di percezione. Creatività, onestà, passione, dedizione e determinazione non potranno più mancare se vogliamo tornare ad avere credibilità e reputazione internazionale, oltre che confermarla nei nostri confini.

A proposito di moda, l’on. Santo Versace sulle pagine di Mediamix ha espresso tutto il suo disappunto nei confronti della classe politica italiana perchè non ha mai tenuto in debita considerazione la moda, ritenuta come qualcosa di frivolo e futile, e per questo poco tutelata. Qual è il suo punto di vista al riguardo?

Non ho mai fatto politica e non comincio oggi. L’amico Santo (Versace, ndr) ha i suoi punti di vista che rispetto. Credo che la moda come la cultura, o la nautica che tanto mi sta a cuore, e come tanti altri settori così integrati nell’essere italiani non siano stati abbandonati per colpe o per malafede. Stiamo vivendo una trasformazione epocale che prevede priorità, scelte e decisioni sofferte da parte dei governi così come da ognuno di noi.

Concordo con Santo che si dovrebbe fare molto di più e che a volte l’impressione non è positiva, ma dobbiamo credere che si possa migliorare lo status quo, che comunque resta nostro dovere far sentire le nostre voci per creare quella continua condivisione tra le parti utile a vedere la luce in fondo al tunnel. Siamo noi i piloti di quest’auto dentro il tunnel. Se riusciremo a guidare senza perdere di vista gli obiettivi non perderemo di certo la via. Dipende tanto, tanto anche da noi.

A chi dice che il made in Italy non esiste più, cosa vuole rispondere?

Sono anni che sento questa sciocchezza. Noi siamo qui, così come tante altre eccellenze italiane invidiate, stimate nel mondo e seguite da milioni di clienti e amici. Siamo qui e – malgrado tutto – proviamo a crescere, a creare posti di lavoro, a sviluppare indotto, a rendere consistente l’immagine del paese. La crisi ha messo in ginocchio molti, lo so e non è sempre tutto facile, soprattutto in certi settori merceologici e per determinati prodotti.

Ma serve arrendersi ?

Vincenzo Marra