Intervista a
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prof.ssa Antonella Polimeni
Presidente Collegio dei Docenti di Odontoiatria
Direttore del Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali – Università ‘Sapienza’ di Roma

Prof.ssa Polimeni, vuole presentarci il suo libro di recente pubblicazione “Odontoiatria pediatrica”?
Il volume, edito da Elsevier, è il frutto della collaborazione con i maggiori esperti della nostra disciplina e di discipline affini, e va nella direzione di colmare una lacuna nell’offerta editoriale italiana nell’ambito dei trattati di odontoiatria pediatrica. Sempre più spesso l’odontoiatra ed il pediatra devono affrontare problemi di pratica clinica connessi con una nuova frontiera della medicina preventiva: la promozione della salute fin dalle prime età della vita. Mi piace ricordare quanto ha scritto il Prof. Alberto Ugazio nel presentare il libro ai colleghi della Società Italiana di Pediatria: “Questo testo aiuta a ricordare che proprio l’odontoiatria pediatrica ci ha abituati da sempre a prevenire nel bambino problemi che in misura preponderante si presentano soltanto in età successive. La prevenzione odontostomatologica, l’individuazione precoce delle anomalie dentarie, la prevenzione ortodontica rappresentano e possono rappresentare le basi, anche dal punto di vista metodologico, per affrontare i problemi della promozione precoce della salute orale nelle età successive. La stessa promozione della salute dentale è andata incontro nel corso di questi ultimi anni a progressi straordinariamente rapidi. Siamo di fronte ad un esempio paradigmatico di quella “rapidly increasing complexity” che l’Institute of Medicine ha posto al centro delle riflessioni attuali sui problemi che la medicina contemporanea è chiamata ad affrontare e risolvere per raggiungere l’obiettivo ineludibile di una “best care at lower costs” (IOM, 2012).

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Ai giovani professionisti che decidono di dedicarsi all’odontoiatria pediatrica quali consigli vorrebbe suggerire?
L’odontoiatria pediatrica è una disciplina che richiede una forte spinta motivazionale che non esiterei anche a definire “vocazionale”. La formazione deve mirare al di là degli ineludibili “clinical skills” ad una preparazione specificamente orientata alla comunicazione “binaria” (con il bambino e con il genitore) che va appropriatamente modulata declinandola con tecniche di approccio che si possono apprendere esclusivamente con un training professionale dedicato. Ai nostri giovani colleghi che si vogliono dedicare a tale disciplina consiglio pertanto di  approfondirla tramite i corsi di master e perfezionamento attivati presso alcune università italiane, in attesa dell’attivazione della Scuola di specializzazione. Molti di questi corsi danno la possibilità di frequentare anche le strutture cliniche di odontoiatria pediatrica. È il caso del master in odontostomatologia in età evolutiva attivato presso l’Università “Sapienza”, che quest’anno festeggia la sua X edizione, nel quale accanto ad una didattica frontale, gli iscritti frequentano con un programma personalizzato in base alle necessità di approfondimento l’Unità operativa complessa di odontoiatria pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma.

A proposito delle caratteristiche che dovrebbe avere uno studio dentistico deputato alla cura dei pazienti in età pediatrica, argomento di cui si parla nel libro, ci dia qualche indicazione.
L’ambiente dedicato alla cura dei più piccoli, laddove non possa essere specificamente “a misura di bambino” come è ovvio nella maggior parte delle strutture professionali, può essere reso più accogliente con la presenza di “isole di colore”, poster con disegni e personaggi dei cartoons. In sala di attesa la proiezione di un cartone animato sicuramente aiuta a distendere il bambino prima della seduta terapeutica. In una struttura a prevalente attività pediatrica certamente la soluzione dell’open space è la soluzione ambientale ottimale, perchè consente di sfruttare il modello positivo nella compliance al trattamento anche con i più piccoli.

In merito alla preparazione teorica gli odontoiatri italiani sono considerati tra i migliori al mondo. Su quali aspetti specifici della formazione, invece, lei ritiene si debba intervenire al fine di migliorarli?
I nostri studenti negli ultimi anni hanno avuto l’opportunità di usufruire in numerose sedi universitarie di strutture sempre più moderne ed efficienti con un netto miglioramento delle attività didattiche professionalizzanti. L’implementazione di queste ultime è sicuramente l’obiettivo più importante e, con l’attivazione di un sesto anno interamente dedicato, oramai ineludibile.

Vincenzo Marra