Intervista a
prof. Giuseppe Gallina
Docente Scienze Odontostomatologiche – Università di Palermo
Presidente Sidoc
Prof. Gallina, il 17° Congresso Nazionale SIDOC si è da poco concluso. Da Presidente, quale bilancio è possibile fare dell’evento?
Senz’altro positivo. Da Presidente sembrerebbe un giudizio scontato ma, in effetti, vi riferisco quanto espresso dai partecipanti al congresso che ho avuto modo di sentire personalmente e, anche nei giorni successivi, rientrato a Palermo, ho avuto modo di ricevere direttamente ed indirettamente diffusi commenti positivi, taluni entusiastici, sullo svolgimento dell’evento. Chi mi conosce sa che non sono il tipo che va a cercare elogi quindi ritengo questo casuale sondaggio, non scientificamente significativo, un attendibile metro di valutazione. Più in particolare, ritengo protagonisti del successo e meritevoli di apprezzamento tutti i relatori che hanno profuso professionalità ed entusiasmo nella loro partecipazione. Su tutti credo posso permettermi di fare un riferimento particolare ad Ignazio Loi che ha tenuto inchiodati alla poltrona, per una intera giornata, tutti i partecipanti su un tema interessante ma di non facile approccio quale è la preparazione verticale a cielo coperto. Se un merito va dato all’organizzazione SIDOC, questo va ricercato nell’avere scelto una formula diversa dal solito puntando su pochi temi di relazione affrontati in maniera estesa da relatori di diversa formazione: conservativa o protesica. In questa formula hanno creduto, in particolare, Vinio Malagnino, Vincenzo Campanella e Francesco Mangani che hanno seguito più da vicino la parte organizzativa e promozionale dell’evento coinvolgendo e convincendo gradualmente tutto il Consiglio Direttivo della Società. Da Presidente non posso non rilevare un altro successo, ovvero quello di esser riusciti a riportare entusiasmo ed amalgama (il lapsus è assolutamente ricercato ..!) in un gruppo di colleghi che negli ultimi anni erano stati “annoiati” da una formula che evidentemente ricalcava schemi non più attuali. Tutti questi segnali positivi, non ultimo il notevole afflusso di pubblico, ci stanno portando ad esasperare ancor di più i connotati del prossimo programma congressuale che, salvo imprevisti dell’ultima ora, si svolgerà ancora allo Sheraton Eur il 13, 14 e 15 Febbraio 2014: poche relazioni su temi di attualità in Odontoiatria Conservativa ed Estetica, pochi relatori di riconosciuto spessore nazionale ed internazionale, molto più tempo a disposizione per approfondimento e confronto tra partecipanti e relatori e … spero molti sponsor. Ecco, se devo individuare una nota non proprio positiva devo dire che mi sarei aspettato una maggiore partecipazione di ditte del settore, anche in un periodo di crisi economica ma, siccome l’industria ed il commercio hanno sistemi di rilevamento molto sensibili e devono aver percepito che l’evento ha avuto un forte richiamo, l’interesse molto più diffuso e precoce che tanti assenti stanno manifestando per il prossimo congresso è una ulteriore conferma della eco positiva che l’evento di quest’anno ha suscitato. Ovviamente, daremo un giusto riconoscimento a chi ci ha creduto e sostenuto sin da quest’anno.
Quali sono state le soluzioni e le novità più rilevanti emerse dal dibattito congressuale?
Come dicevo già la scelta dei temi di relazione era stata orientata su argomenti di attualità, fra tutti l’interdisciplinarietà, espressa come possibilità di approccio diagnostico e terapeutico nella zona estetica come ha dimostrato Jacopo Castelnuovo. Gaetano Calesini ha quindi proposto un tema ostico come è quello delle interconnessioni implantoprotesiche, affrontato in modo magistrale e con l’eleganza espositiva che lo contraddistingue. Il punto sulla attuale potenzialità dei materiali ceramici, sui loro limiti ma anche sulle loro possibili future evoluzioni è stato fatto, con rigore merceologico e metodologico e con dovizia di esperienza clinica, da Marco Nicastro un relatore che, ormai da anni, è un ospite fisso dei nostri congressi e che si conferma tra i più apprezzati interpreti del legame inscindibile e privo di soluzione di continuo tra Odontoiatria Conservativa e Protesica. Oltre all’interdisciplinarietà, l’altro fil rouge del Congresso è stato l’approccio minimamente invasivo, bioeconomico, argomento nato in conservativa ed ormai esportato in tutte le discipline dell’odontoiatria. Enzo Lamorgese e Francesco Mangani, cui sarò onorato di cedere il testimone di Presidente SIDOC il prossimo anno, ci hanno descritto in dettaglio la sua applicabilità nell’esecuzione dei restauri diretti ed indiretti a garanzia di risparmio tissutale senza alcuna ricaduta negativa sulla predicibilità del risultato. Lo stesso tema ha ispirato la filosofia dell’approccio biomimetico nel restauro adesivo, mediante tecnica tri-laminare, portato avanti da un gruppo sempre più nutrito di ricercatori e clinici che nella relazione di Politano e Bazos ha trovato la giusta sintesi. Credo che la giornata di sabato, caratterizzata dalla presenza di relatori romani di nascita o di “adozione”, abbia rappresentato un doveroso riconoscimento alla scuola odontoiatrica romana, variamente intesa ed interpretata, ma con un comune denominatore di consolidata competenza e professionalità che la rende, se non unica, certamente una delle più rappresentative nel panorama nazionale ed internazionale.
In tema di gestione interdisciplinare della zona estetica, oggi, quale ruolo occupa l’odontoiatria restaurativa?
Il fatto che l’argomento “interdisciplinarietà in zona estetica” sia stato trattato in modo preminente al Congresso nazionale della Società Italiana di Odontoiatria Conservativa è di per se una risposta. Ritengo sia un ruolo centrale e non solo perchè l’odontoiatria conservativa rappresenta lo zoccolo duro della formazione dell’odontoiatra che tenderà sempre, anche nella sua successiva crescita e maturazione pluridisciplinare, a risentire dei “fondamentali” acquisiti in conservativa ma anche perchè, per sua stessa accezione, è sinonimo di minima invasività, di risparmio biologico ed anche … economico ed, al giorno d’oggi questi temi sono di fondamentale rilevanza. L’evoluzione delle tecniche adesive, delle resine composite, delle ceramiche trova nella conservativa un campo di studio e di applicazione clinica di assoluto rilievo che procede, come dicevo senza soluzione di continuo, verso la restaurativa protesica e trova il naturale completamento nelle tecniche metal free. Questo know how spesso basta per risolvere gran parte dei casi clinici di routine garantendo qualità estetica e bassi costi. Quando il caso si complica un approccio pluridisciplinare, con particolare attenzione per l’inquadramento ortognatodontico, il trattamento dei tessuti parodontali e l’applicazione di tecniche sofisticate di implanto-protesi risulta determinante per mantenere elevati standard funzionali oltre che estetici. Né va dimenticato il ruolo estetico dei tessuti molli periorali che già con un corretto ed orientato approccio pluridisciplinare, di tipo odontoiatrico, possono favorevolmente essere esteticamente condizionati senza dover necessariamente ricorrere a tecniche di chirurgia plastica.È altresì evidente che per ottenere i risultati estetici che i partecipanti al Congresso SIDOC hanno potuto apprezzare nei numerosi casi clinici presentati e discussi nel corso dei lavori congressuali è necessaria una solida preparazione, una adeguata esperienza ed una propensione al lavoro in team. Oggi è impensabile che un singolo odontoiatra possa avere in se tutte le competenze necessarie per affrontare e risolvere casi ad elevata valenza estetica, bisogna saper integrarsi o interagire con altri professionisti disposti a dare il meglio di se mettendo magari da parte un po’ di sano egocentrismo e di narcisismo che non possono mancare nel bagaglio culturale e caratteriale di chi si esprime ai massimi livelli. In SIDOC facciamo di tutto per ottenere il massimo di integrazione ed interazione tra universitari e liberi professionisti a tutto vantaggio di chi ci segue ormai da oltre vent’anni e che sono certo continuerà a seguirci nel prossimo futuro.
Vincenzo Marra