Intervista a
paglia
dr. Luigi Paglia
Responsabile del reparto di odontoiatria pediatrica – Istituto Stomatologico Italiano

Dr. Paglia, a proposito di prevenzione è fondamentale sottolineare quanto questa rappresenti un’arma vincente nella branca odontoiatrica, che si traduce in un grande risparmio in termini biologici e di costi. Lei è un convinto fautore dell’approccio predittivo in odontoiatria, non solo infantile, vuole illustrarci nel dettaglio il suo punto di vista al riguardo?
La salute del cavo orale di un individuo è il risultato di un continuo equilibrio biologico fra virulenze batteriche rappresentate dalla placca batterica e le difese immunitarie locali e generali. La carie dentale in particolare ha un’eziologia multifattoriale in quanto alla sua insorgenza partecipano più fattori: la suscettibilità dell’ospite, la presenza di microrganismi nell’ambiente orale, la presenza del substrato ed il tempo. Accanto al consumo degli zuccheri, altri fattori possono contribuire a rendere più o meno elevato il rischio carie in un soggetto:
– flusso salivare e qualità della saliva;
– uso di prodotti fluorati;
– igiene orale e compliance del paziente.
Al giorno d’oggi, attraverso l’analisi di questi fattori possiamo predire il rischio che ogni singolo individuo ha di contrarre nuove lesioni cariose nel futuro. Nello stesso tempo conoscendo i parametri alterati possiamo intervenire selettivamente sugli stessi per prevenire l’insorgenza della patologia. Gli sforzi preventivi fatti fino a oggi nei confronti della patologia carie si sono limitati però all’aspetto chirurgico. Si sono rivolti, cioè, alla mera cura dei sintomi e questo nonostante i fattori di rischio e la patogenesi della carie siano ben noti da tempo. Curare una lesione cariosa, infatti, risolve l’evento acuto senza però influire sui fattori scatenanti: il soggetto alla fine della cura ha la stessa probabilità di ammalarsi nuovamente. Pensiamo per un attimo a come il cambiamento in negativo degli stili di vita avvenuto nell’ultimo secolo abbia portato all’aumento delle patologie cardiovascolari che rappresentano, ad oggi, la prima causa di morte nel mondo industrializzato. Al fine di contrastare questo aumento esponenziale delle patologie sono nate campagne rivolte alla promozione di comportamenti corretti che portino le persone ad acquisire i mezzi per controllare il proprio stato di salute fin dalla più tenera età. Un cambio di approccio cui dovrebbero essere improntati i nostri comportamenti anche nell’attività professionale quotidiana. Compito di ciascuno dovrà essere quello di affrontare il problema carie da un più ampio pun to di vista: dalla cura dei sintomi si deve passare alla cura della patologia cariosa attraverso cambiamenti di stili di vita adottati dal paziente, il quale diventa il protagonista delle proprie scelte di salute, e interventi personalizzati del clinico volti a intervenire sui singoli fattori di rischio.
Questo cambiamento di prospettiva si riflette ogni giorno nel nostro lavoro: non si può più essere semplicemente dei bravi clinici, è sempre più importante spiegare, informare correttamente ed orientare le scelte dei nostri pazienti verso stili di vita che non generino malattia.
Il medico e l’odontoiatra devono essere in grado di fornire a ogni paziente i mezzi e i metodi necessari perché egli sia in grado di promuovere la propria salute.
Ciò dovrebbe avvenire dal nostro primo incontro con il paziente, attraverso la raccolta di un’anamnesi accurata che riguardi anche abitudini e stili di vita, ambito in cui trova piena espressione e maggior giustificazione costi/benefici la prevenzione.
È inoltre il momento più appropriato per stabilire un rapporto empatico che ci potrà permettere di capire i bisogni soggettivi del paziente e portarlo a fidarsi di noi e di conseguenza a seguire i nostri consigli. Soltanto sviluppando appropriate doti di comunicazione riusciremo a mantenere e incrementare la nostra credibilità in campo preventivo, credibilità che in campo strettamente clinico era invece legata alla guarigione dalla malattia. Insomma il burbero Doctor House non avrebbe molti successi in un approccio preventivo che basa la sua efficacia sull’assertività e la sua efficienza sulla comunicativa medico-paziente.

Vincenzo Marra