Intervista
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al dr. Claudio De Nuccio
Direttore U.O.C. di Odontoiatria ed Ortodonzia – Ospedale Nuovo Regina Margherita, Roma

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e al dr. Federico De Nuccio
Direttore U.O.C. di Odontoiatria Generale  Ospedale George Eastman, Roma

Dr.ri De Nuccio, la pratica ortodontica continua a subire innovazioni continue. Quali sono quelle più evidenti degli ultimi tempi?
L’innovazione tecnologica dell’ultimo ventennio in ambito ortodontico ha significato una vera e propria rivoluzione epocale per gli specialisti. Da un lato ha consentito di semplificare il lavoro alla poltrona, e, allo stesso tempo di raggiungere un più alto livello di eccellenza.
Gli attacchi con le informazioni e gli archi con le leghe super-elastiche hanno permesso allo specialista di rendere la pratica ortodontica sempre meno operatore dipendente, riducendo drasticamente l’uso di pieghe, loop e torsioni sul filo e per questa caratteristica queste apparecchiature sono state denominate ad arco continuo o ad arco dritto.
Con il passare degli anni però ci si è resi conto che la prescrizione di inclinazione in-out e torque inserita negli attacchi non può soddisfare tutti i casi e talvolta si rende necessaria una personalizzazione dell’apparecchiatura attraverso l’uso del set-up individuale e del posizionamento indiretto degli attacchi. La ricerca della precisione nel posizionamento degli attacchi ha indotto eminenti ortodontisti ad affermare che oggi come oggi l’ortodontista che ricerca l’eccellenza “non è colui che sa piegare bene i fili, ma colui che posiziona correttamente gli attacchi”. Questa frase in sé può essere fuorviante soprattutto per i neofiti; sembrerebbe che per ottenere l’eccellenza in ortodonzia sia necessario raggiungere un corretto allineamento della dentatura e una buona intercuspidazione senza porsi il problema di come raggiungere tali obiettivi.
Due sembrano essere i talloni d’achille delle tecniche a filo continuo: l’attrito dello slot con il filo ed il controllo del piano occlusale. Il primo di questi problemi è stato risolto con l’introduzione degli attacchi auto leganti. L’uso di tali apparecchiature ha aperto scenari nuovi. Se da un lato ci regala una velocizzazione del trattamento, soprattutto nelle prime fasi di allineamento, dall’altra ha consentito agli specialisti di ricercare soluzioni conservative anche nei casi con grave affollamento, contravvenendo a quella che viene da sempre considerata una delle leggi basilari dell’ortodonzia: l’inviolabilità della forma d’arcata. La corretta gestione del piano occlusale, invece, sembra essere un problema non risolto con tecniche a filo continuo. L’intrusione degli incisivi, l’uso degli elastici di II classe, il livellamento posteriore dell’arcata inferiore, la chiusura degli spazi per mesializzazione dei settori posteriori, il raddrizzamento dei molari mesio-inclinati, sono solo alcuni dei problemi relativi al piano occlusale.
È possibile aprire il morso intrudendo gli incisivi inferiori senza alterare l’asse facciale? È possibile livellare una curva di Spee posteriormente intrudendo i secondi molari? È possibile manipolare correttamente il piano occlusale con l’uso delle apparecchiature ortopedico funzionali? È possibile l’uso degli elastici di II classe senza ruotare il piano occlusale? Si, è certamente possibile! Ma per raggiungere tali obiettivi è necessario ricorrere alle tecniche segmentate, e l’uso di tali tecniche inevitabilmente ci riporta alla piegatura dei fili, all’uso di anse e loop, al corretto uso del torque applicato sul filo, in poche parole a quel bagaglio di conoscenze e tecniche tipicamente operatore-dipendenti.  

A cura della redazione

corso-De-Nuccio-2013